sabato 7 settembre 2013

Prima "esonerati" poi esodati.



All’orizzonte spuntano altri 1.500 esodati  (“esonerati in base alla legge Brunetta” del 2008) tutti dipendenti di enti locali. Altri 1.500 cittadini da “salvaguardare”.
A questo punto è interessante ricostruire la vicenda esonerati, perché all’inizio non c’erano esodati, bensì  esonerati.
1) Cinque anni fa durante il Governo Berlusconi,  si vara il decreto 112 che all’articolo 72, comma 1, definisce una nuova categoria gli “esonerati”. Gli “esonerati” sono dipendenti pubblici che nei 5 anni precedenti il raggiungimento dei 40 anni di contributi – potranno richiedere, di essere esonerati dal lavoro, a fronte di una garanzia del 50% della retribuzione, 70% se faranno volontariato.

2) Nel 2011 cambia lo scenario, Governo Monti, decreto Salva – Italia del dicembre 2011. Entra in gioco la riforma  delle pensioni, targata Foriero.
Il precedente “esonero” viene bloccato, al contempo si stabilisce nel 4 dicembre 2011, l’ultima data utile per l’applicazione dell’uscita anticipata, garanzia 50% dello stipendio. Il cambiamento dei parametri pensionistici, comporta per tutti inevitabilmente, il prolungamento della permanenza al lavoro. E’ evidente il rischio che correranno coloro che erano esonerati: Restare senza stipendio – né pensione, in attesa che maturi la loro quiescenza.

3) Alla ribalta un nuovo decreto 11 giugno 2012. Il nuovo decreto consentirà di applicare i requisiti pensionistici – pre Fornero- agli esonerati. Tutto a posto? Non proprio. Infatti potranno usufruire di questo nuovo decreto, solo gli  “esonerati” dipendenti dai ministeri. Restano fuori gli “esonerati” dipendenti dagli enti locali.
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I primi esonerati (degli enti locali) a restare senza entrate, saranno quelli dell’annata 2009. Il prossimo dicembre 2013, si trasformeranno in esodati con qualche anno di attesa prima di ricevere il tanto agognato assegno.
Come cittadino mi pongo una domanda: Perché questa differenza di trattamento, fra esonerati statali ed esonerati enti locali?



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