La Costituzione ha voluto disegnare uno
Stato sociale.
Uno
Stato in cui il lavoro fosse il primo dei diritti, addirittura il fondamento della Repubblica.
Questa
Costituzione è stata scritta con il sangue di tanti martiri
che sono morti per la nostra libertà.
Secondo
alcuni studiosi, la Costituzione
indica la via per la costruzione di un Stato socialista democratico. Lo Stato
sociale è un patrimonio che dobbiamo lasciare ai nostri figli e nipoti.
Da
almeno un ventennio, è in atto un lento e progressivo attacco allo Stato sociale. Si vuole passare da uno Stato sociale ad un sistema liberistico, che pone al
centro non più l’uomo ma il profitto e l’impresa.
Il
lavoro cessa di essere un diritto diventando una merce, merce che come tale può essere
trattata. Questo è il punto da non sottovalutare: Se il lavoro perde
la sua essenza di diritto, diventando una “merce” la libertà di licenziare
diventa inevitabile;e inevitabile la perdita degli altri diritti.
Al liberismo diversi
principi costituzionali vanno stretti.
La
modifica dell’art.18 è un chiaro segnale: Il lavoro è trattato come merce.
Anche
in presenza di un licenziamento illegittimo, non c’è più obbligo di reintegro,
si versa una somma.
Una somma compensa la perdita di un diritto sancito dalla Costituzione? La risposta è si
se si crede nel liberismo.
La
risposta è NO se si crede nello Stato sociale.
I
nostri figli e nipoti dovranno vivere in un sistema dove è facilissimo perdere
il lavoro?
I
nostri figli dovranno perdere tutti i diritti goduti dai loro genitori?
I
nostri figli dopo una vita di lavoro dovranno accontentarsi di pensioni
corrispondenti al 50% della loro retribuzione?
E’ questo il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti?
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