Riflettevo stamattina che uno dei numerosi effetti dell’enorme
disoccupazione giovanile che affligge la nostra Italia ( ma anche una parte del resto del Globo, ad esser sinceri) è l'
inarrestabile moltiplicazione della figura del “CREATIVO".
È davvero bizzarro come alcuni abbiano trasformato l’aggettivo
“creativo” in un mestiere.
È come se incontrassi una conoscente per la strada e alla
domanda “Allora, cosa fai nella vita?” rispondessi “Beh faccio la bionda da un
paio d’anni.”
Quindi, per ristabilire l’ordine semasiologico delle cose vediamo
le piccole differenze tra un artista e un cosiddetto “creativo”.
Un vero artista è condannato a soffrire,
un “creativo” ha sempre un ottimo avvocato
Un vero artista rispetta i classici, un “creativo”
li definisce muffa
Un vero artista non smette mai
d’imparare, un “creativo” non smette mai di rompere gli zebedei altrui
Un vero artista è solitario, un “creativo”
è il PR dell’arte
Un vero artista non è definibile a
parole, un “creativo” è definibile all’infinito in negativo
Un vero artista non si sente tale, un finto creativo scrive una lista sulla differenza tra un vero artista e un “creativo” (J)
Un abbraccio ai lettori,
Sara