giovedì 27 febbraio 2020

CREATIVI


Riflettevo stamattina che uno dei numerosi effetti dell’enorme disoccupazione giovanile che affligge la nostra Italia ( ma anche una parte del resto del Globo, ad esser sinceri) è l' inarrestabile moltiplicazione della figura del “CREATIVO".

È davvero bizzarro come alcuni abbiano trasformato l’aggettivo “creativo” in un mestiere.

È come se incontrassi una conoscente per la strada e alla domanda “Allora, cosa fai nella vita?” rispondessi “Beh faccio la bionda da un paio d’anni.”

Quindi, per ristabilire l’ordine semasiologico delle cose vediamo le piccole differenze tra un artista e un cosiddetto “creativo”.

Un vero artista è condannato a soffrire, un “creativo” ha sempre un ottimo avvocato

Un vero artista rispetta i classici, un “creativo” li definisce muffa

Un vero artista non smette mai d’imparare, un “creativo” non smette mai di rompere gli zebedei altrui
 
Un vero artista è solitario, un “creativo” è il PR dell’arte

Un vero artista non è definibile a parole, un “creativo” è definibile all’infinito in negativo
 
Un vero artista non può prescindere dall’artigianato, un finto creativo sguazza sulla peggior arte concettuale

 Un vero artista non si sente tale, un finto creativo scrive una lista  sulla differenza tra un vero artista e un “creativo” (J)
 
Un abbraccio ai lettori,
Sara
 
 
 

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