Gentiluomini si diventa, non si nasce.
Parlano le azioni, non le ricchezze.
Un
gentiluomo difende chi non è in
grado di farlo.
Un
gentiluomo rispetta i sentimenti e
le convinzioni del prossimo.
Un
gentiluomo è guidato dal proprio
senso di giustizia e di correttezza.
Un
gentiluomo tratta il prossimo in
base al suo valore, non alla sua classe sociale.
Un
gentiluomo non si vanta, ma lascia
che le sue azioni parlino da sole.
Un
gentiluomo non se ne sta con le mani
in mano di fronte all’ingiustizia.
Un
gentiluomo non chiede a nessuno di
fare ciò che non è pronto a fare egli stesso.
Un
gentiluomo è responsabile delle
proprie azioni.
J. LUNN, La
Rotta del Leopardo, pag.43, Ediz. Sonzogno, 2001.
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Sono un accanito lettore e leggo di tutto.
Da qualche tempo leggo romanzi che parlano di navi da guerra a vela e di
comandanti coraggiosi.
In mare il comandante era il padrone
assoluto, giudice unico su tutto e per tutto. Esistevano però comandanti
“gentiluomini” che non abusavano del loro comando, ma lo usavano rettamente per
il benessere e la salvaguardia della nave e dei marinai che la servivano.
Questi uomini esprimono una forza “buona”
sempre pronta a servire ed aiutare i più deboli. I grandi comandanti militare,
uno su tutti Giulio Cesare.
Cesare si preoccupava della vita dei suoi soldati
dal primo all’ultimo. Primo ad arrivare sul campo di battaglia ed ultimo a lasciarlo: Questo contraddistingue il
comandante di razza.
In una società dove il più furbo regna ed
il profitto è un idolo, è bello riscoprire certi valori, è bello crederci.
Quello che fa di un uomo, un grande uomo,
non sono i suoi muscoli o la sua altezza,
ma le sue AZIONI.
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